martedì 14 agosto 2007

Riforma delle Professioni: un occasione per creare la Professione ICT?

L’argomento è di attualità, mi riferisco al “Disegno di legge delega in materia di professioni intellettuali predisposto dal Ministero della Giustizia (presentato il 20 novembre 2006)”, di recente approvato dall’attuale governo e in fase di attuazione attraverso i decreti legislativi che saranno realizzati “entro 2 anni” dall’attuazione.

Ho provato a leggere la nuova proposta denominata Mastella, dal punto di vista di un professionista ICT Manager, quindi ho tentato di capire cosa potrà o cosa potrebbe generare nell’ambito della professione dell’informatico.

Per quanto riguarda le mie osservazioni eccole:
- la proposta di legge Mastella non è di facile interpretazione, ci sono molti punti che andrebbero spiegati e chiariti, il linguaggio utilizzato come la solito è troppo tecnico, forse in fase di emanazione dei decreti attuativi si capirà qualcosa in più.

Per quel che sono riuscito a capire e interpretare osservo quanto segue (ovviamente mi riferisco solo alla parte Associazioni):
1- il decreto parla di ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI, cioè le associazioni riconosciute/autorizzate dal Min.Giustizia. i cui associati, se non ho capito male devono essere iscritti all'Albo a cui fa riferimento l'attività specifica dell'associazione. Cioè se l'attività specifica dell'associazione non prevede un albo allora gli associati possono anche non essere iscritti ad un albo. Per esempio, se l'attività specifica dell'associazione dovesse essere Informatica/Informazione in questo caso lo statuto dell'associazione dovrebbe essere una specializzazione specifica di Informatica/Informazione, come ad esempio "direzione sistemi", allora in questo caso gli associati devono essere iscritti all'albo (in questo caso degli Ingegneri 3 sezione). Nel caso in cui, invece lo statuto dell'associazione professionale prevede la professione dei Sistemisti (ad esempio) in questo caso, non esistendo un albo specifico per la professione del sistemista, l'associazione professionale può iscrivere professionisti non necessariamente iscritti ad un albo.
2- le altre associazioni (non professionali quindi non autorizzate dal Min.Giustizia) continueranno a funzionare come adesso, però non sono autorizzate a qualificare professionisti né tantomeno rilasciare attestati particolari. Avranno il solo scopo di associazione culturale al solo scopo di soddisfare le esigenze degli iscritti.

Quindi a mia interpretazione, una Associazione, per diventare Associazione Professionale (specializzata ad esempio in Sicurezza Informatica, Informatica Giuridica, etc..) dovrebbe farsi autorizzare e controllare dal Min Giustizia. In caso contrario sarebbe una associazione culturale i cui gli iscritti soci avrebbero il solo interesse a mantenersi aggiornati su argomenti specifici però senza nessuna abilitazione particolare (riconosciuta dallo stato e/o dalle categorie professionali).

In definitiva la mia opinione è che il suddetto decreto, allarga alle Associazioni Professionali quello che non possono fare gli Ordini, cioè le Associazioni Professionali così come lo sono già gli Ordini, saranno autorizzare e controllate dal governo?

Mi viene un dubbio, in un prossimo futuro vedremo gli Ordini Professionali ancora più potenti di prima e le nuove Associazioni (che avranno iscritti professionisti di serie B oppure specialisti di attività non previste dagli Ordini)?.

Da quando ho iniziato la mia carriera professionale, sono stato uno dei primi laureati quadriennale vecchio ordinamento, laureato in Scienze dell’Informazione nel 1980, ho sempre avuto il dilemma della professione dell’informatico. In pratica la mia laurea non ha mai avuto una validità specifica nel campo della professione. Infatti non esistendo un Albo degli Informatici non si è mai posto il problema, tutti i laureati in informatica (oggi ha cambiato nome, con il nuovo ordinamento viene chiamata laurea in Informatica per la facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali e laurea in Ingegneria Informatica per la facoltà di ingegneria) non hanno mai avuto un ALBO. Veramente non esiste neanche il contratto dei lavoratori dipendenti in Informatica (ma questo è altro argomento). Comunque, l’Albo, per quanto mi riguarda non è che avrebbe risolto il problema del dilemma che dicevo prima però avrebbe forse permesso di definire e regolamentare una professione che di fatto si è sviluppata sul mercato del lavoro senza avere però un riscontro nel mercato del lavoro.

Qualche anno fa ci ha pensato l’Ordine degli Ingegneri avendo istituito la terza sezione nell’ambito dell’Ordine stesso, denominata dell’Informazione. Le altre sezioni sono Industriale e Civile.

La nuova sezione è in costante crescita, in termini di numero di abilitati a seguito dell’Esame di Stato istituito dalle Università. Infatti i laureati in Ingegneria Informatica e i laureati in Informatica dopo il conseguimento della laurea possono, fino ad oggi senza tirocinio, sostenere l’Esame di Stato in Ingegneria dell’Informazione. Solo dopo aver superato l’Esame di Stato possono iscriversi alla terza sezione dell’Informazione dell’Ordine degli Ingegneri. E dopo? Tutto come prima. Non è cambiato niente.

Anche se sei abilitato e iscritto all’Ordine degli ingegneri dell’Informazione continui ad essere un professionista fine a se stesso. Il mercato non ha ancora recepito l’importanza che può avere e deve avere il professionista in informatica. Quello che manca è una legislazione che permetta al mercato stesso di avvalersi di una figura professionale competente e abilitato alla professione.

Qualcuno potrebbe chiedermi, ma quale sarebbe il vantaggio per il mercato? La risposta è semplice: la tutela del consumatore/utilizzatore nel privato e la garanzia della spesa e del risultato nella P.A.

Prima di continuare la descrizione e per spiegare meglio la necessità del professionista informatico voglio partire da un paragone con il Professionista che opera nel settore Industriale e Civile.

All’inizio della mia carriera, quando ho iniziato ad acquisire le prime esperienze nell’ambito della Ingegneria del Software i libri di testo iniziavano la descrizione della strutturazione di un progetto di sviluppo software paragonando la progettazione del software alla progettazione dell’architetto o dell’ingegnere che deve progettare e costruire un edificio.

E’ proprio da qui che bisogna partire e confrontarsi con la realtà attuale per cercare di trovare uno spunto di sviluppo per la professine dell’ICT Manager (o meglio Professionista Informatico).

E’ vero l’industria dell’informatica è giovane rispetto all’industria Civile/Industriale però dobbiamo constatare anche che forse è arrivato il momento, magari sfruttando l’occasione della riforma delle professioni, per indirizzare il governo affinché si proceda verso una regolamentazione della professione dell’informatico sempre con l’obiettivo di tutelare il consumatore/utilizzatore.

Continuando il paragone tra Industria Informatica e Industria delle Costruzioni, sappiamo tutti che esistono leggi dello stato anche abbastanza severe con sanzioni civili e penali nel caso di inadempienza delle suddette leggi stesse.

L’industria dell’Informatica ha sempre proceduto dietro la spinta e l’impulso delle grandi multinazionali che hanno sempre avuto libero dominio nel definire e imporre le proprie regole e propri prodotti venduti con licenze proprietarie. L’industria dell’informatica solo di recente si sta difendendo con lo sviluppo di comunità libere di sviluppo software. Ma al consumatore/utente finale chi ci sta pensando? Non è sbagliato assistere alla libera proliferazione di iniziative come ad esempio Open Source e che il mercato dell’industria informatica svolga le ricerche e sviluppi software rispettando le regole attualmente vigenti.

Il problema è proprio questo, le regole vigenti, le regole tecniche e gli standard di sviluppo del software esistono, le più gradi industrie sono costantemente coinvolte per la definizione degli standard. Esistono anche legislazioni nazionali, infatti il CNIPA è un ente preposto alla diffusione di regole nell’ambito della Pubblica Amministrazione.

Quindi esistono le regole tecniche (sviluppate dagli enti accreditati) ed esistono le regole nazionali di appalto e controllo di sviluppo dell’informatizzazione del settore pubblico.

Ma chi controlla, chi certifica? O meglio chi tutela il consumatore/utente finale? Ci garantisce che l’investimento sia rispondente alle regole? Ecco che qui si scopre il ruolo del Professionista ICT che deve essere INDIPENDENTE, però per esserlo a tutti gli effetti deve essere ABILITATO dallo stato o da un ente statale (ad esempio il CNIPA per la PA?).

Le responsabilità civili e penali esistono nell’ambito della professione del Medico, dell’Ingegnere Industriale e Civile, del Commercialista, dell’Avvocato etc.. Anche nell’Informatica esistono leggi che se non applicate prevedono sanzioni civili e penali, però non esiste il consulente ufficiale.

Molto spesso mi hanno obiettato: ma il medico se sbaglia la dose della medicina può causare la morte del malato, oppure se il progettista sbaglia a fare i calcoli di struttura del cemento armato potrebbe causare il crollo della costruzione e causare morti, etc..

Questa visione e interpretazione è una visione distorta del problema, dovuta molto spesso all’ignoranza. Provate a chiedere ad un Ingegnere per quale motivo il Direttore dei Lavori deve verificare che vengano rispettate le regole. Non vi risponderà mai perché il palazzo potrebbe crollare, è una visione troppo banale, ma vi risponderà che esistono delle leggi severe con sanzioni civili e penali e che se non vengono rispettate, essendo lui stesso indipendente e garante della collettività/committente, è soggetto ad essere radiato dalla professione e rischiare direttamente una sanzione civile o penale. Il motivo per cui sono state emanate le regole/leggi dallo stato forse ve lo spiegheranno, ma in un secondo momento. La risposta è ovvia le regole esistono e devono essere rispettate.

Vediamo ora cosa esiste di simile nell’industria dell’Informatica. Abbiamo detto che le regole/leggi esistono. Nell’ambito della PA esiste una sola modalità che dà diritto di fatto a qualsiasi impresa a partecipare ad una gara pubblica in ambito servizi/soluzioni informatica, in pratica è la certificazione ISO9000 ed inoltre società accreditate dal CNIPA che effettuano il monitoraggio dei progetti appaltati. E basta.

A mio giudizio non è sufficiente. L’ISO9000 è facile da ottenere, ma poi l’ISO9000 non prevede il controllo della verifica dell’applicazione delle legislazioni in materia di informatica.

A un bando di gara di appalto di informatica può partecipare qualunque azienda l’importante che abbia il certificato ISO90000, più altre regole che vengono di volta in volta emanate nel bando stesso (antimafia, fatturato, etc..).

Tutto ciò è ridicolo. Non è importante se all’interno dell’azienda ci sia un Direttore Tecnico (magari con responsabilità civili e penali). La responsabilità ce l’ha solo l’AD dell’azienda appaltatrice. Sappiamo che l’AD non è un tecnico è un imprenditore con obiettivi di redditività.
Nel settore industriale di lavori pubblici esiste una legge quadro 109/94, legge dello stato, che esplicita molto chiaramente che oltre al requisito della certificazione, in questo caso SOA, bisogna rispettare regole di indipendenza professionale e di deontologia professionale. Addirittura enti pubblici devono avere al proprio interno dipendenti iscritti all’Albo. Solo questi sono abilitati ad approvare i progetti e nel caso l’ente pubblico non abbia personale interno abilitato possono rivolgersi a liberi professionisti esterni o società di ingegneria i cui soci devono essere abilitati. Non è uno scherzo, esistono regole precise dello stato.

Il lavoro che si svolge in sostanza è lo stesso paragonabile tra Costruzione Civile/Industriale e Informatica: Progettazione, Realizzazione, Collaudo, Esercizio.

Nel settore informatica chi è responsabile della Progettazione? Come sappiamo la progettazione la può fare l’ente stesso con personale tecnico interno o da professionisti/società esterne appaltatrici dell’appalto non importa se laureati o diplomati, è indispensabile la certificate ISO9000. Chi fa la progettazione non può fare la realizzazione e mi sembra giusto. La realizzazione la può fare comunque una società srl o spa o raggruppamenti di imprese l’importante che siano tutte certificate ISO9000. Ma chi effettua la Direzione Lavori? Chi effettua il Collaudo? Chi è responsabile? Solo la società stessa ha tutte le responsabilità! Quali sono le sanzioni? Solo economiche (quando applicate)! Conseguenze solo immagine negativa! Chi paga? La collettività nell’ambito della P.A. e il committente nell’ambito del privato.

Il Professionista ICT? Oggi non esiste, esistono gli esperti in informatica: Programmatore, Sistemista, Analista Tecnico, Capo Progetto, Resposanbile, Manager, etc. Chiunque, laureato diplomato in qualsiasi disciplina può diventare o proporsi come esperto in informatica. Alcune aziende, solo per fare business, non sempre si preoccupano della professionalità dei propri dipendenti l’importante che riescano a vendere (body rental) e guadagnare sulla competenza del dipendente. Laureati in Biologia, laureati in Lettere e Filosofia, laureati in Architettura, laureati in Matematica, laureati in Economia e Commercio, laureati in Giurisprudenza, etc, non trovando lavoro diretto si sono cimentati dopo un breve corso di informatica a svolgere lavori di tecnici dell’informatica e alcuni di loro sono riusciti anche ad essere dei bravi tecnici. Tutto questo ha creato nuovi posti di lavoro però ha creato confusione sul mercato della professionalità informatica. Anzi a maggior ragione tutto questo mi induce ancora di più a ritenere la necessità della regolamentazione e creazione della figura del Professionista ICT, altrimenti il mercato utilizzatore/consumatore continuerà ad avere una confusione che non genera nessun beneficio né al mercato stesso né alle imprese di informatica.

Un altro aspetto da valutare è l’INDIPENDENZA. Il Professionista ICT, assunto come dipendente o libero professionista esterno deve essere garanzia di indipendenza deve avere un ruolo riconosciuto e deve essere rappresentante dello stato. L’unica forma ad oggi possibile è l’abilitazione professionale e iscrizione all’Albo degli Ingegneri sezione Informatica. La nuova riforma delle Professioni però prevede la possibilità che le Associazioni potrebbero avere un ruolo in questo ambito cioè poter abilitare anche chi non è laureato in discipline di informatica (però è tutto da vedere con i decreti).

A mio avviso serve l’impegno di tutti gli interessati per stimolare i responsabili politici affinché emerga la necessità del Professionista ICT indipendente, in modo tale che garantisca l’applicazione delle regole emanate dallo stato in materia di appalti pubblici e in materia di requisiti tecnici.

Possiamo partire dalla P.A. qualsiasi bando di gara dovrebbe prevedere l’affidamento a un professionista o studio professionale della Direzione Lavori, del Collaudo e dell’Esercizio, nel rispetto delle regole/leggi dello stato (dalla sicurezza, norme sull’impiego, norme sulle privacy, norme di appalto e subappalto, norme Cnipa, norme sui Brevetti, etc.).


Redatto da Ciro Fanigliulo Data: 15/04/2007
Libero Professionista ICT Manager

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